C’è che capitano giornate agrodolci. Quelle giornate che ti svegli con un diaovolo per capello perché hai dormito ZERO ed hai un colloquio importante.
C’è che ti alzi due ore prima del suono della sveglia perché in casa è un contonuo squillare di telefoni perché tuo padre è appena stato ricoverato in ospedale. Appendicite acuta.
C’è che fai un respiro profondo e cerchi di non soccombere all’ansia che ti stà divorando, temendo di non essere abbastanza, pensando di dover rimandare l’incontro per star vicino a papà, credendo di non farcela.
Ma ti butti sotto la doccia e lavi via ogni timore. Sfoderi il tuo sorriso migliore, pettini i capelli in quel modo che ti sta’ tanto bene e indossi, sotto a tutto, quella maglietta che pensi ti porterà fortuna.
E forse così è stato.
Torni a casa.
La stanchezza inizia a inondarti, tutta quell’adrenalina in corpo, la voglia di apparire al meglio, di spingerti al massimo delle tue potenzialità. Ma anche la soddisfazione di esser stata apprezzata, riconosciuta almeno un pochino. La consapevolezza di aver reso orgoglioso qualcuno, al di fuori di te. Una voce nella testa che continua a ripeterti “Nessuno potrà dirti nulla, sei stata brava, stavolta non hai deluso nessuno.”
La serata passa tra un film e una chiacchiera. Ti metti a cercare quel film che ti piaceva tanto da bambina, che ti faceva sognare, ma così difficile da trovare, perché non famoso.
Lui si propone di aiutarti, e forse ci riesce. Finalmente quel film tanto desiderato stà per arrivare dritto dritto nei meandri del tuo computer. Soddisfatta del successo e orgogliosa dell’aiuto ti metti l’anima in pace, tra uno massimo due giorni potrai rivederlo, dopo tanti anni.
Ma.
Uno di quei “ma” che riescono a mandarti in frantumi una giornata che poteva rimanere nei ricordi come una tra le più belle, sancendo un momento importante nella tua vita, perché rappresenta l’inizio di un percorso chiamato “tirocinio”. Percorso durante il quale imparerai più di ciò che hai appreso in 3 anni di università. Percorso durante il quale crescerai e imparerai a creare una “te a lavoro” da aggiungere alla lista delle “te a casa“, “te a scuola“, “te con gli amici“, “te in palestra“, “te da sola“, “te in viaggio“. E’ un po’ come aggiungere una figurina all’album della nostra vita. Man mano che gli anni passeranno ne attaccheremo di nuove, perché gli album vanno finiti.
Ma.
Ma lui non è poi così d’accordo. Sembra che per Lui sia di vitale importanza controllare che quel film che stai scaricando sia esattamente QUEL film. Così ti suggerisce di guardare l’anteprima. Ci provi, ma il programma te lo impedisce.
Lui insiste. Insiste. E insiste ancora.
Vorrebbe che scaricassi di volta in volta un programma diverso per controllare se effettivamente è il film giusto.
E tu pensi “Chissene frega se è quello sbagliato, prima o poi lo troverò, quello giusto“. Lui non è dello stesso avviso, e si arrabbia. Non capisci il perché di tanto accanimento. E’ un film, mica è una vita attaccata a un filo! Non hai mai sentito la necessità di controllare quel che stai scaricando, semplicemente perché se arriva giusto, bene, se invece è sbagliato, si cancella. Non mi sembra che sia mai morto qualcuno per questo.
Non ti spieghi da dove arrivi tutta quella rabbia. Nei tuoi confronti, oltretutto.
Non siamo forse tutti liberi di agire come crediamo? O dobbiamo sempre soccombere alle decisioni altrui solo perché, non facendolo, quelle persone se la potrebbero prendere con noi? E’ qualcosa che non capirò mai. Non si stà neanche parlando di un argomento importante sul quale si può ragionare e confrontarsi, è un’inezia.Una banalissima, stupidissima INEZIA.
Si tratta di un film. In download. C’è chi li controlla mentre arrivano e chi non lo fà. Io appartengo alla schiera di chi non lo fà. Devo forse flagellarmi, per questo? Devo forse essere lapidata, per questo? Devo continuare a sentirmi in errore, sempre, costantemente sbagliata perché non agisco come mi viene ordinato? Bhè, io gli ordini non li prendo da nessuno. Sono apertissima al dialogo, lascio esprimere i propri punti di vista a chiunque, ma finite le chiacchiere sono padrona delle mie decisioni e nessuno, ripeto NESSUNO potrà più impedirmi di prenderle autonomamente.
Specialmente quando si tratta di una cazzata del genere.
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Io, dal canto mio, gli ho dato dello stronzo. In qualche modo dovevo pur difendermi.
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