Dunque, entriamo nel sociale. Si perché io, lo ametto, e questo è il mio pubblico outing che manco Tiziano Ferro, sono decisamente una tipa difficile.
Ma non difficile nel senso che sono esigente nei confronti delle mie amicizie, anzi, sarei capace di considerare amico anche un sasso sul quale ho inciampato. Sono difficile perché basta veramente poco per farmi avere l’impressione sbagliata o semplicemente perché mi faccio una valanga di pippe mentali su tutto ciò che, per una persona normale, possono tranquillamente considerarsi inezie.
Mi è, però, capitato di notare, e questo perché spesso e volentieri mi soffermo a fare autocritica, e, principalmente, su come funziono (magari ci fosse il libretto d’ istruzioni!) che quando sentenzio che quella persona non entrerà mai, e dico MAI, nella mia vita, va a finire che ci divento culo e camicia. Che non sono normale è già dato evidenziato e sottolineato più volte. Ma entriamo nel dettaglio.
1) C’era questo ragazzino. Stronzo, acido, dispettoso, bruttino, isterico e sempre con qualcosa da sentenziare che una suocera gli fà un baffo. Ecco. Nel periodo delle medie LO ODIAVO. Non lo potevo vedere, lo evitavo, non ci parlavo, gli stavo alla larga e facevo di tutto per tenercelo perché solo sentirne la voce mi scatenava urti di nervi. Fatto stà che sono sopravvissuta 3 anni senza dovergli mai, o quasi mai, rivolgere la parola. Una volta sbarcati al liceo, lo incontro per caso alla stazione, dove, tutte le mattine, TUTTI gli adolescenti del quartiere, alla stessa ora, prendono il trenino per raggiungere il centro. Bhè non ci crederete. Giorno dopo giorno, sole, pioggia, grandine, vento, oh, gira che ti rigira, non diventiamo amici per la pelle? Palestra insieme, passeggiate, film un giorno a casa mia, quello dopo a casa sua, Shopping? Metto le scarpe e sono subito da te! Piango io? 3 secondi e lui è al cancello a consolarmi. Crisi isteriche lui? Ok, andiamocene al parchetto così mi racconti. Sei sola? Dai, prendiamoci una pizza. Sei solo? No problem, cioccolata calda e film, e passa la serata! Successi, insuccessi, delusioni, litigi, pianti, separazioni, fidanzati, fidanzate, nulla poteva dividerci. E poi è successo. Ma questa è un’altra storia.
2) Primo giorno di liceo. Terrorizzata ed esaltata al tempo stesso. Piena di speranze, perché in un contesto diverso si presuppone si trovino anche personalità diverse. Non tutti mi avrebbero reso la vita difficile, no? No?! E invece si. Ma va bhè. Passa il primo anno senza che nè io, nè lei, abbiamo mai scambiato due chiacchiere insieme. Ancora non capisco perché. Forse per il suo carattere irruento, belligerante, per la sua personalità fuori dagli schemi, sicura di se. Un po’ mi inquietava. Poi arriva l’infarto di mia nonna, e casualmente, quell’estate, scopro che lei si trova a pochi chilometri da lì. Ci vediamo. Da quel giorno: IN-SE-PA-RA-BI-LI. Ogni occasione era buona per raccontarci, confrontarci. Così spigliata lei, così introversa io. Così tosta lei, così sensibile io. Così avanti lei, così ingenua io. Passammo così un’estate bellissima, sempre l’una a casa dell’altra, il mare insieme, i pranzi quando a casa mia, quando a casa sua. E poi il primo bacio e quel messaggio di notte. Poi la prima delusione d’amore, i pianti in centro. Poi le passeggiate al laghetto dell’Eur, e quel pomeriggio, QUELLO, in cui ci aprimmo di più, quasi fossimo due sorelle, sdraiate sul prato, le borse su un tronco. Passati complicati e difficili da esternare. Poi ricomincia la scuola e, si sà. La felicità non passa mai inosservata. Tutto è stato detto, tutto è stato fatto, pur di dividerci. E successe. A malinquore, lo accettammo. Gioie, dolori, esperienze, difficoltà, crisi. Quante cose ci siamo perse l’una dell’altra. E per cosa poi? Per l’invida altrui. E quanto sono stata scema a non prender, prima di quel pomeriggio, l’iniziativa di chiarire tutto, di raccontare, di raccontarmi, di raccontarti. Ora la vita ci divide per altre vie, ma in fondo sappiamo che se mai dovesse esserci bisogno, ci siamo. Io per te. Tu per me. 🙂
3) C’era questo ragazzo. Uno della serie “Ma chi sei? Ma che vòi?”. Ma la storia è già nota. E’ QUESTA QUI. Inutile ripeterla. Fatto stà che son quasi 3 anni che fa parte della mia vita, e Dio solo sà quanto ne sono felice!
4) Primo giorno di università. Aula 6. Analisi matematica I. Ultima fila di banchi, il primo e ultimo giorno in cui ho visto compagni arrivare in anticipo alle lezioni. Ero in compagnia del ragazzo del punto 1) che non faceva che prendermi in giro perché prendevo appunti anche dei respiri che faceva la prof, come era vestita e numero di scarpe. Oh, ero emozionata, uno sfoga come può! Ma dal momento che la matematica non è mai stata tra le mie materie predilette, l’attenzione iniziò a calare presto. Molto presto. Tanto che mi cade l’occhio su un’orrorifica realtà. Qualche fila avanti a me, il 27 di settembre, un caldo della madonna che chi-me-l’ha-fatto-fà-di mettermi-i-jeans-lunghi, vedo LEI. Capelli lunghissimi, maglietta rosa, jeans e LORO. Gli irrinunciabili. Il primo segno che qualcosa stava per accadere. Perché c’è sempre un perché, se noti qualcuno invece di qualcun altro. Quegli stivali d’ecopelle bianchi non me li scorderò MAI. Perché quante volte ho pensato “ma come fa a starci a settembre, che mi stò liquefacendo io con le superga!?” lo sò solo io! Fatto stà che dopo un paio di giorni manca una prof. Storia dell’architettura contemporanea. Io che m’ero fatta un’ora di metro nel caldo afoso settembrino, ero rassegnata a dover tornare indietro. Di tanto in tanto guardavo la porta, in cerca dell’apparizione della dispersa professoressa. Sono ancora del tutto frastornata, non abituata ad essere circondata da tante persone sconosciute che sembrano più spigliate e a loro agio di me, in quell’ambiente. Mi perdo ascoltando cadenze e accenti di ogni regione del sud, pensando “ma ci sono solo io di roma?!!!”. Tutto d’un tratto: CIAAAAOOOOOO!!!(840 decibel)…..infarto momentaneo con realtivo triplo salto carpiato fino al soffitto. ODDIO SCUSA T’HO MESSO PAURA?!?!?(900 decibel)…No guarda, vado un attimo a recuperare l’arteria coronarica al piano di sopra…..IO COMUNQUE SONO IRENE(950 decibel)…….Sara, piac..DA DOVE VIENI!?!?!?(mi esplode un timpano)…aehm, da Acil..AH!IO DALL’ALTRA PARTE!!!DA LUNGHEZZA!(mi gioco anche l’altro!). Inutile dire che in 5 minuti m’aveva già rincoglionita. Ero pronta a scappare, ad evadere furtivamente dalla sua presa goliardica al primo segno di distrazione. Non sono il tipo che in un ambiente sconosciuto, tra persone sconosciute, fà conoscenza così, tanto per. Con me bisogna andarci sul soft, devo potermi aprire piano piano, altrimenti mi vengon fuori gli aculei come i ricci. Inutile dire che con lei fu tutto inutile. E meno male! Perché si è rivelata una compagna insostituibile! In 3 anni ne abbiamo vissute e ne stiamo vivendo di tutti i colori, che solo a raccontarle non basta un libro! E la volete sapere una cosa buffa? Nate lo stesso giorno. Dello stesso mese. A distanza di 3 anni. Primo ciclo dall’inizio dell’università? Stesso giorno. Lei un dalmata vero di nome Kira. Io un dalmata virtuale di nome Kira. Chi ci conosce dice che siamo state divise alla nascita. La pensiamo allo stesso modo su tutto. Non capita di rado che io pensi una cosa e lei la dica, o viceversa. O che pensiamo la stessa cosa e la diciamo in coro. Si, manco a 11 anni si fanno ste cose. Però è così. E mi piace! E’ una compagnia che non voglio perdere, perché è anche grazie a lei che oggi sono più sicura delle mie capacità, che non mi abbatto davanti a un insuccesso e che mi faccio coraggio quando il gioco si fa duro. Con lei ho passato nottate in cam a finire tavole, impaginarle, fare plastici. Con lei ho pagato le spese di ogni disastro organizzativo della facoltà. Con lei vorrei poter continuare a condividere tutto questo e molto altro, perché i rodimenti di culo non sono gli stessi, se li affronto insieme a lei.
Insomma, la prima impressione non sempre conta, nel mio caso. Ma spesso si. Mi è capitato moltissime volte di intravedere una persona anche solo per pochi minuti e capire esattamente come è fatta, come si comporterà, sentire a pelle che non mi convince. E avendo ragione, poi. Quindi ormai ho imparato a dar tempo alle persone. Se la mia prima impressione è sbagliata non ci vorrà molto a capirlo. E rimarrò piacevolmente colpita. Se invece la mia prima impressione è giusta, anche in questo caso, ci vorrà poco ad appurarlo. E potrò riservarmi la soddisfazione di dire: “L’avevo detto, io!” 😉
E a voi? Capita mai di aver a che fare con delle persone che letteralmente NON SOPPPORTATE, che poi però si rivelano uniche e insostituibili?
Davide says
Non perdiamole mai queste persone, perchè sono speciali, e ci danno la forza di andare avanti.
Irene says
Tesorino…apparte il fatto che quella foto è oscena!! (Toglila immediatamente!!!) Come sai anche tu sei una compagna fondamentale nella mia vita. Quel giorno, prima di venire a distruggerti i timpani, ti ho osservata a lungo…ho cercato in tutti i modi di capire se eri in compagnia di altre persone perchè, sinceramente, non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi ad un gruppo piuttosto ad un singolo. Non so perchè ti ho scelta..forse perchè avevi la mia stessa aria spaventata, il mio stesso senso di disorientamento o forse perchè eri così diversa dalle altre..io non cercavo una vicina di banco, ma un’amica e fortunatamente, l’ho trovata. Non potrei chiedere di meglio e tutte le cose che abbiamo in comune (al tuo elenco aggiungerei i compleanni dei nostri nonni materni…c’è è varamente inquietante! :D) dimostrano solo che eravamo DESTINATE ad incontrarci e volerci bene! :*