“Mi manchi.”
È una frase che ho smesso di tollerare alcuni anni or sono. Purtroppo non c’è difesa che tenga dietro tutta l’ipocrisia che nessuno si aspetterebbe mai di trovare dietro sole 3 sillabe.
Ho sempre sostenuto, e sempre sosterrò, che le parole debbano essere il trampolino di lancio dei gesti, e non essere considerate esse stesse “gesti”. Trovo che ci sia più magia in due occhi scintillanti che mi sorridono, che in tutti i “Ti amo” del mondo. Per quanto per me le parole, usate propriamente, siano estremamente importanti, non andranno mai a rimpiazzare quella sensazione di pienezza che solo un gesto d’amore può donarci.
Purtroppo le nostre aspettative, spesso e volentieri, tali restano. Lì, sulla bocca dello stomaco, poggiate di traverso schiacciando tutto ciò che si trova al di sotto di loro. Ed è sempre nei momenti più impegnativi (emotivamente parlando) che ci prendono in contropiede. Può capitare che i casi della vita ti portino a chilometri di distanza, ti riempiano di impegni, scadenze, ti logorino sia fisicamente che mentalmente, e la normalità svanisca come una nuvola al vento.
È lì che arriva lei, come un macigno.
“Mi manchi”.
Naturalmente è lusinghiero sapere d’aver lasciato un vuoto nel cuore di qualcuno. Ma, durante un lungo viaggio in macchina riflettevo su quanto illusorio ed ipocrita il significato di queste due parole così composte possa essere, se non si rivela in un’azione.
Logicamente nel momento in cui ci manca qualcosa o qualcuno qual è la prima cosa che ci verrà spontaneo fare? Raggiungerla. Ottenerla. Proprio così. Il nostro cuore ci porterà sempre a tentare di ottenere per primo l’oggetto del nostro vero desiderio. La mancanza genera il bisogno di colmare una necessità. Pertanto suona strano sentirsi dire che manchiamo a qualcuno che poi però non muove un dito per ribaltare la situazione. No? Dopotutto volere è potere. E volere è una scelta.
Qualche tempo fa scrissi sul mio profilo personale: << I “Mi manchi” sono “Potrei ma non voglio”, altro che “Vorrei ma non posso.”>>
Per me è così. Sentire veramente la mancanza di qualcuno ci imporrebbe di tentare di vederlo ad ogni costo. Impazzire per quel pugno che ci tiene stretti polmoni, stomaco e cuore, quella sensazione di soffocante svuotamento data dall’assenza, e non c’è impegno, uscita o compagnia che potrebbe alleviare e calmare quest’agonia. Il cuore sorvolerebbe ogni ipotesi, ogni tentativo, per colmare quella distanza fisica, dal percorrere chilometri, al passare ore attaccati al telefono, allo stare incollati davanti una webcam.
Pertanto, se viene scelto tutto il resto, statene certe: quella mancanza millantata non descrive la verità. Altrimenti ogni altra cosa potrebbe aspettare. Altrimenti ogni altro impegno sarebbe inutile. Altrimenti ogni altra persona non colmerebbe proprio nulla.
Ma infatti sì, hai spiegato la verità, la realtà.
questo è 🙂 e forse meglio lo sa chi la distanza la affronta come “normalità”….
mi fa piacere aver recuperato il tuo blog..ne avevo perso le tracce tempo fa 🙂
Fa molto piacere anche a me che tu sia tornata su questi spazi! Sto per rinnovare il tutto e ricominciare a scrivere, appena il lavoro grafico sarà terminato! Ci risentiamo da queste parti! 🙂