C’è un gioco che mi piace fare quando decido di staccare la spina dalle mille attività che riempiono le mie giornate. Metto su un bollitore d’acqua, scelgo una miscela di tè che si adatti al mio mood (Kusmi Tea è stata una rivelazione!) e dedico alcuni minuti all’analisi dei progressi che sono riuscita a ottenere negli ultimi anni su me stessa. Ripenso a quando ero terrorizzata all’idea di inviare un CV, una lettera di presentazione rappresentava un ostacolo tale da farmi rinunciare immediatamente. Ripenso a quando preferivo abbassare lo sguardo piuttosto che chiedere gentilmente che venissero rispettati i miei diritti.
C’è stato un tempo in cui ero una persona che a stento ora ritrovo dentro di me e, devo ammettere, ci sono giorni in cui mi manca. Mi manca la romantica ingenuità che mi permetteva di vedere sempre e solo il bello del mondo anche dove, di bello, non c’era proprio nulla. Mi manca la sensazione di totale appagamento dato da qualche parola ricevuta, senza dar peso, invece, a quanto veniva taciuto. La capacità di accontentarmi. La sensazione di essere completa in me stessa proprio ora che, invece, sento di essere in costante costruzione, smussamento, perfezionamento. Mi manca non avere addosso quel senso di incompiuto proprio adesso che potrei definirmi un “cantiere aperto”.
Nonostante questa malinconia indirizzata alla persona che ero – e che io stessa ho fatto sì che evolvesse, cambiasse o, semplicemente, crescesse – questo gioco mi aiuta a definirmi.
La sicurezza in me stessa deriva dalla costanza nell’elencare i miei traguardi.
Oggi sono una persona che sa scegliere cosa è meglio per sé stessa. Che ha imparato a sentirsi dentro e a capire cosa la fa star bene e cosa no, ma, soprattutto, in quale misura. Sono il più delle volte sicura di me, del mio valore e delle mie capacità e, a differenza di allora, anche quando so che non ce la farò, mi butto: vada come vada, ho solo da imparare. Lezione fondamentale: ho imparato a non farmi carico dei pesi altrui; ognuno ha il suo fardello da trasportare, io non sono il muletto di nessuno.
Definirmi nello spazio e nel tempo, trovare le coordinate cartesiane del mio essere nel disegno che ho dipinto appositamente per me stessa, mi aiuta a non perdere mai la sicurezza in me stessa. Anche quando sento che tutto è fermo, che nuove soddisfazioni tardano ad arrivare, so perfettamente dove mi trovo.
Ma la cosa più importante che ho imparato è la capacità di essere indulgente con me stessa. Ho capito che la fonte primaria delle mie insicurezze altro non ero che io. Così, ho stabilito che da quel giorno in poi sarei stata gentile con me stessa. Dedicarmi del tempo ogni giorno è una parte fondamentale di quella carezza che ho deciso di regalarmi quotidianamente.
Ed è per questo che sono tornata.
Italo Calvino
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